17 Dic Natale in famiglia: ma quanto mangi?
Abbiamo parlato nel nostro ultimo appuntamento sul blog di come possano essere difficili da gestire le relazioni famigliari nel periodo natalizio: ma hai mai fatto caso a quanto queste influenzino anche le nostre abitudini alimentari?
Famiglia e cibo, un binomio esplosivo
Non c’è solo il pranzo di Natale: molto spesso ci troviamo ad affrontare un vero e proprio tour de force di apertivi, cene, pranzi, colazioni che possono essere difficili da gestire per chi sta cercando di regolarizzare e modificare il proprio comportamento alimentare.
Molte persone provano un senso di ansia e di preoccupazione nel dover affrontare con i membri della famiglia pranzi infiniti e tavole sulle quali è presente ogni sorta di cibo appetitoso.
I ritrovi famigliari, in cui le relazioni spesso sono conflittuali, possono scatenare reazioni anche nei comportamenti alimentari: sedere a tavola con la zia che non si lascia sfuggire occasione per criticare o diventare invadente può spingere una persona che già affronta problematiche nel rapporto con il cibo a mangiare in modo eccessivo per gestire una forte emozione, di fastidio o di rabbia.
Esercitiamoci ad assumere un atteggiamento di accettazione anche verso quei famigliari che ci risultano sgradevoli: è un tentativo che ci aiuta a non sprecare energia verso qualcosa che sarebbe poco produttivo per noi. Concentriamoci sulle cose che possiamo apprezzare del resto della famiglia, ad esempio rivedere quel cugino che non incontravamo da tanto: cerchiamo di entrare in relazione con lui, ascoltiamolo in modo accogliente. Ricordiamoci che il Natale dura solo un giorno – “Per fortuna!” penserà qualcuno – e se proprio questo ci causa malessere, possiamo scegliere di non partecipare a un pranzo di Natale: possiamo dedicarci ai più bisognosi o a chi è in difficoltà, servendo alle mense per i poveri; il Natale è una possibilità per decidere che tipo di valore dare alle nostre giornate e a questa in particolare. Abbiamo sempre la possibilità di scelta, ricordiamocelo!
Mangiare consapevole (anche a Natale): tre consigli
Anche per i pasti del Natale e delle feste valgono le stesse regole del resto dell’anno rispetto al mangiare consapevole: impariamo a riconoscere i segnali del corpo e perché stiamo mangiando. A volte arrivare a tavola molto affamati rende più difficile regolare quello stato di fame, mentre può essere utile mantenere dei ritmi alimentari il più possibile vicini alle solite abitudini. Se il nostro pranzo di Natale inizia alle 15, arriveremo molto affamati a quel momento e sarà difficile evitare di mangiare con foga.
Una delle regole principali del mangiare consapevole è proprio quella di rallentare e respirare: sono due dei meccanismi che permettono di gustare e vivere il momento in cui si mangia con maggiore consapevolezza. Respirare profondamente ci permette di riconnetterci con noi stessi e di focalizzare la nostra attenzione sul mangiare e sulla nostra esperienza sensoriale che vede come protagonisti occhi, naso, bocca, mani, stomaco e tutte le nostre cellule. Spesso quando mangiamo siamo distratti e durante i pasti delle feste, dove regna il caos, può essere ancora più difficile restare concentrati su quello che stiamo facendo, ma possiamo fare un tentativo utilizzando tutti e cinque i sensi. Prestiamo attenzione ai colori degli alimenti, ai rumori che provocano i vari cibi una volta che li mettiamo in bocca, alla loro forma e consistenza, alla freschezza degli ingredienti, ai sapori che si sprigionano sulle papille gustative e agli odori che ci riempiono il naso: in questo modo trasformiamo il pasto in un’esperienza sensoriale molto forte. È molto difficile consumare tutto il pasto in questo modo, con una soglia di attenzione così elevata, soprattutto se non c’è già un’abitudine consolidata, ma questo può essere un inizio.
Ascoltare le proprie sensazioni interne e le informazioni che ci manda il nostro corpo è un altro aspetto da considerare per evitare di rifugiarci nel cibo quando ci troviamo in difficoltà. Proviamo a recepire i segnali corporei che indicano il nostro livello di fame o quando lo stomaco è pieno e soddisfatto: concediamoci un momento e sarà più facile non solo capire cosa ci dice il corpo, ma anche permettergli elaborare i segnali di sazietà.
Le generazioni che sono vissute dopo la guerra, sono cresciute con l’idea che nessun cibo vada sprecato e per questo non è consentito lasciare nulla nel piatto, così è nata la convinzione di dover finire tutte le nostre pietanze, che abbiamo ancora fame oppure no. Per evitare questa spiacevole situazione possiamo servirci di piccole porzioni e nel caso in cui terminate quelle abbiamo ancora fame, possiamo procedere con il bis. Ma non dobbiamo nemmeno dimenticarci di rispettare il nostro corpo e lo stato in cui si trova: se dopo esserci ascoltati ci rendiamo conto che siamo sazi, prima di sentirci scoppiare, fermiamoci e non continuiamo a mangiare. Se nel piatto rimane qualcosa, possiamo chiedere una doggy bag e portare ciò che è avanzato a casa: in questo modo non verrà sprecato nessun cibo inutilmente e al tempo stesso non mangeremo fino a scoppiare, innescando quel circolo vizioso di disagio e malessere che ci potrà portare a mangiare nuovamente.
Pratichiamo la gentilezza
Ricordiamoci di essere gentili nei confronti di noi stessi: a tutti è capitato di mangiare troppo, di dire di sì a quel dolce che non è stato nemmeno poi così tanto gustoso. Rimproverarsi non serve a nulla perché l’autocritica è qualcosa che alimenta i sensi di colpa, che a loro volta rendono ancora più difficile la situazione. Possiamo essere compassionevoli riconoscendo che le cose non sono andate come avremmo voluto, ma possiamo anche trarre un insegnamento da un’esperienza negativa: la prossima volta potremo valutare in anticipo come comportarci invece di cedere al puro desiderio mentale.
Se ti interessa approfondire l’argomento o vorresti iniziare un percorso di mindful eating individuale o di gruppo scrivimi: sarò felice di darti maggiori informazioni.